Valutazione ESG: la normativa del rischio climatico e ambientale

modefinance 21 Dicembre 2022

Perché le imprese dovrebbero dotarsi di un rating ESG?

È necessario che le valutazioni ESG non rappresentino solamente una validazione dell’approccio teorico al concetto di sostenibilità, ma siano leva strategica da adottare unitamente ad una trasformazione sostenibile, anche da un punto di vista prettamente economico. Inoltre, le imprese che rispettano i criteri di responsabilità ambientale, sociale e di governance risultano maggiormente appetibili agli occhi degli istituti finanziari, trovando più semplice l’accesso al credito, e raggiungendo, allo stesso tempo, un maggiore vantaggio competitivo.

Per il mercato, affiancare alle valutazioni di Credit Rating delle Agenzie di Rating certificate una valutazione di sostenibilità è diventato un elemento imprescindibile. In uno degli articoli precedenti avevamo già introdotto i parametri utilizzati da modefinance per la valutazione dei tre criteri ESG: nonostante la mancanza di dati univoci e modelli standard che accomunino le valutazioni di sostenibilità effettuate dalle Agenzie di Rating e utili agli istituti finanziari, gli analisti finanziari di modefinance sono in possesso di una modellistica avanzata che permette loro di condurre un’indagine estesa dei tre pilastri E, S e G, partendo da risultati metodologici e statistici. La valutazione risultante rivela l’approccio alla sostenibilità da parte dell’impresa, e quindi permette di scoprire se quest’ultima sia agevolata nell’affrontare eventuali rischi legati, ad esempio, alle emergenze ambientali, oppure facilitata nel rispettare le normative vigenti in termini di condotta sociale e di governance.
In questo contesto, diventa fondamentale, per l’analista, comprendere come l’impresa incorpori rischi e opportunità all’interno delle proprie decisioni strategiche.  

Evoluzione della normativa ESG tra Commissione Europea, BCE e Banca d’Italia.

Partiamo dal principio: quali sono state le fasi fondamentali che ci portano a definire la necessità da parte delle imprese nello scegliere di farsi “analizzare” anche sui temi E, S e G?
Nel 2018 la Commissione Europea ha pubblicato il “Piano d’azione per finanziare la crescita sostenibile”, con lo scopo di coinvolgere il settore finanziario nel programma per il clima e lo sviluppo sostenibile promosso dall’Unione Europea. Questa prospettiva nasce da tre obiettivi principali:

  • Orientare i flussi di capitale verso gli investimenti sostenibili;
  • Integrare la sostenibilità nel risk management;
  • Promuovere la trasparenza.

In conseguenza di ciò, lo stesso anno la BCE ha rilasciato la normativa denominata “ECB Guide on climate-related and environmental risk”, che delinea le azioni principali da svolgere per una corretta modalità di integrazione dei rischi climatici e ambientali nella strategia e nella governance delle significant banks, verificando lo stato di fatto delle stesse attraverso due questionari riguardanti l’assessment e il piano strategico. Nel 2021 la BCE ha poi pubblicato un documento che identifica il posizionamento delle banche SSM e, l’anno successivo, è stato condotto il primo esercizio di Stress Test con l’obiettivo di individuare il livello di resilienza delle banche rispetto ai possibili impatti derivanti dai rischi climate-related.

A questo proposito, nell’aprile del 2022 Banca d’Italia ha redatto il documento “Aspettative di vigilanza” focalizzato sui rischi connessi al processo di trasformazione sostenibile. L’informativa, che riguarda sia le grandi imprese che le cosiddette less significant banks, integra tali rischi all’interno delle strategie aziendali, dei sistemi di governo e controllo, nel contesto del risk management e nella disclosure degli intermediari finanziari e delle istituzioni.
Sulla base di quanto già proposto dalla Commissione Europea, la normativa di Banca d’Italia si rivolge agli intermediari finanziari con la richiesta esplicita di integrare i fattori di rischio climatico e ambientale all’interno delle proprie strategie. Il documento chiarisce, infatti, in che modo gli effetti del cambiamento climatico, la biodiversità e il degrado degli ecosistemi possano, se trascurati, influenzare negativamente le performance economiche e aziendali.

Il materiale proposto si rivela fondamentale anche per quanto riguarda il ruolo dell’Agenzia di Rating e della valutazione di sostenibilità: la valutazione del merito creditizio tradizionale tiene in considerazione le variabili economico-finanziarie che riguardano le imprese e anche il contesto in cui le stesse operano, come ad esempio il settore di riferimento e il Paese in cui operano. Allo stesso modo, le valutazioni ESG devono considerare il contesto quale variabile dei rischi connessi alla trasformazione sostenibile. È da questo approccio che si sviluppa la nostra visione Esposizione vs. Gestione, per la quale un’azienda viene valutata in base al suo livello di consapevolezza e, di conseguenza, al quadro delle politiche attive che mette in campo per la gestione delle problematiche. Diventa dunque necessario, al fine di emettere una valutazione a 360 gradi di una società, portare a complemento del credit rating un assessment dell’impatto che le azioni di trasformazione sostenibile della stessa avranno sull’azienda e sugli stakeholders coinvolti. 

Rischio fisico e rischio di transizione

All’interno del documento “Aspettative di vigilanza” di Banca d’Italia, sono state individuate e definite due categorie di rischio del quale le Istituzioni Finanziarie devono tenere conto: il rischio fisico e il rischio di transizione.
Quando si parla di rischio fisico, si intende l’impatto economico derivante dall’aumento delle calamità naturali, che possono rivelarsi “estreme” o “croniche”.

Per quanto riguarda invece il rischio di transizione, viene definito come l’impatto, a livello economico, dell’attività svolta dall’impresa al fine di ridurre le emissioni di Co2 per favorire l’utilizzo di energie rinnovabili.

Inoltre, la direttiva di Banca d’Italia pone una particolare attenzione alle relazioni causa-effetto sopracitate, come ad esempio: 

Per concludere, è fondamentale non sottovalutare l’importanza legata a un approccio mirato alla valutazione dei rischi fisici e di transizione.
Sulla scia di quanto proposto dalle istituzioni, e sulla base di quello che probabilmente diventerà un approccio standard richiesto a banche e imprese in vista di questa transizione nell’ottica di una continuativa ricerca & sviluppo, profondamente innestata nei meccanismi interni di modefinance, abbiamo ritenuto prioritario dotarci quanto prima di modelli avanzati che permettano alle imprese di conoscere l’impatto che tali rischi possano avere a livello economico e finanziario sullo svolgimento della propria attività.
Dotarsi di un rating ESG e acquisire consapevolezza su rischi e opportunità derivanti dalla trasformazione sostenibile, sono il punto chiave di quanto descritto fino ad adesso: sostenibilità sta diventando, sempre di più, sinonimo di sopravvivenza all’interno del mercato ed è necessario correre, quanto prima, ai ripari.